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Gibilterra, la Rocca dello sport

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Il lungo cammino di Gibilterra

Dopo la votazione avvenuta il 24 maggio a Londra, in occasione del XXXVII congresso della UEFA, Gibilterra è stata ammessa con formula piena alla confederazione calcistica europea. La votazione è avvenuta a larghissima maggioranza, con l’astensione di soli cinque delegati, tra cui quello spagnolo. Gibilterra aveva ottenuto lo scorso ottobre lo status di membro provvisiorio e l’ammissione ad alcune competizioni internazionali giovanili, in seguito a una sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport nell’agosto 2011. Come avviene per Russia-Georgia e Armenia-Azerbaigian, almeno per le qualificazioni di Euro 2016 la UEFA eviterà di accoppiare Spagna e Gibilterra nello stesso girone così da evitare ulteriori tensioni tra le due federazioni. Come membro UEFA Gibilterra potrà inoltre fare richiesta d’ammissione alla FIFA e partecipare alle qualificazioni della Coppa del Mondo del 2018.

Gibilterra, un lembo di terra di meno di sette chilometri quadrati posto all’ingresso del Mediterraneo di fronte alla costa marocchina, fu conquistata dalla marina reale inglese nel 1704 durante la guerra di successione spagnola e conserva tuttora lo status di colonia inglese. Nonostante gli spagnoli rivendichino la sovranità su Gibilterra, i cittadini del piccolo territorio hanno deciso in due referendum (1967 e 2002) di rimanere colonia inglese e hanno stabilito il proprio autogoverno nella Costituzione del 2006, demandando al Regno Unito questioni di difesa e affari esteri. Da parte loro, i britannici hanno ragioni di tradizione e strategia geopolitica che li dissuadono dal togliere il piede messo su uno dei più importanti choke points, gli stretti e passaggi obbligati che vincolano il traffico navale, agevolandone il controllo.

La Gibraltar Football Union venne fondata nel 1895 e venne affiliata alla Football Association, il corpo che governa il calcio inglese. Con un solo campo a disposizione – il Victoria Park, a ridosso dell’aeroporto di Gibilterra e a pochi passi dal confine spagnolo – la Gibraltar FA organizza un campionato maschile strutturato su tre divisioni, una lega femminile e un torneo a eliminazione diretta, la Coppa della Rocca. Tutto questo senza contare la folta attività giovanile e la squadra nazionale, che il 25 ottobre 1949 toccò il cielo con un dito fermando sul 2-2 il Real Madrid allenato da Michael Keeping e con in campo leggende come il due volte Pichichi Pahiño, Luis Molowny e Miguel Muñoz (primo marcatore del Real alla Coppa dei Campioni e capitano nei trionfi del 1956 e del 1957). Le due reti dell’incontro furono entrambe segnate da un altrimenti sconosciuto attaccante di nome Belso. La vittoria del 1949 fu una delle ultime partite che la selezione poté disputare contro una squadra spagnola: a metà anni ’50 il governo impose alle squadre di chiedere un permesso governativo per disputare partite a Gibilterra e istruì le guardie di frontiera perché in assenza di tale permesso bloccassero i giocatori al confine. Nessun permesso fu mai concesso.

La richiesta di diventare membro FIFA venne formalizzata l’8 gennaio 1997. Nel 1999 la FIFA espresse un parere positivo, dichiarando la conformità della GFA ai requisiti statutari e rinviando all’UEFA l’applicazione di Gibilterra. L’anno seguente la confederazione europea e la FIFA condussero un’ispezione congiunta sugli impianti dedicati al calcio di Gibilterra e proposero l’ammissione della GFA all’UEFA ponendo come uniche condizioni l’impossibilità di accedere immediatamente a competizioni internazionali a livello seniores e under-21, la conformità delle infrastrutture ai requisiti delle competizioni UEFA di interesse e l’adattamento dello statuto della GFA agli standard UEFA. A far inciampare un processo che sembrava fino a quel punto lineare fu il pendente rinnovo dello statuto FIFA nel 2004, che spinse l’ente sovranazionale a congelare tutte le domande di ammissione fino all’approvazione del nuovo documento. Le nuove regole di ammissibilità rispecchiavano la volontà della FIFA di ammettere solo federazioni facenti capo a Stati riconosciuti all’interno dell’ONU (nonostante in passato siano state fatte delle deroghe a tale requisito, come nel caso delle isole Fær Øer o le stesse Home Unions alle quali, però, lo statuto stesso concede di poter partecipare separatamente), e nel 2007 Gibilterra incassò un nuovo rifiuto.

A pesare fu anche l’opposizione della Spagna che più volte ha minacciato di ritirare le proprie squadre dalle competizioni UEFA in caso di ammissione della colonia, costringendo la GFA a rivolgersi al Tribunale Arbitrale dello Sport nel 2007 e perfino a prendere in considerazione l’idea di chiedere l’ammissione alla confederazione africana invece che a quella europea. Pur di giocare e dare respiro al proprio calcio Gibilterra cominciò a partecipare a competizioni con altre nazionali non riconosciute, dai canonici Island Games (vinti nel 2007) fino alla Wild Cup, la Coppa del Mondo per paesi non-FIFA organizzata dalla FIFI (Federation of International Football Independents), in cui Gibilterra fu eliminata in semifinale da Cipro Nord, che si aggiudicò poi ai rigori la finale contro Zanzibar.

Tra i piani della GFA, dopo la conferma dell’ammissione, c’è la costruzione di un nuovo stadio a Europa Point: il Victoria Stadium sorge infatti in un territorio oggetto di ulteriori dispute tra la Spagna e il Regno Unito. Lo stadio è costruito a ridosso dell’aeroporto nella Verja de Gibraltar, l’istmo che separa il territorio della Rocca dalla Spagna, che per il governo britannico appartiene alla sovranità di Gibilterra essendone stato possedimento per un periodo prolungato.

Damiano Benzoni
(Dinamo Babel, pagina facebook e twitter)

Inglesi, spagnoli e… genovesi

Pur essendo famosa per le rivendicazioni britanniche e spagnole, Gibilterra ha un forte legame con l’Italia: l’attuale Primo Ministro Peter Caruana ha origini italiane, così come molti dei suoi predecessori. All’inizio del Settecento, quando la Spagna cedeva la Rocca ai britannici, la maggioranza della popolazione locale era genovese e fino alla metà dell’Ottocento l’italiano fu de facto lingua ufficiale insieme a castigliano e inglese. La neutralità politica e l’operosità dei pescatori di Pegli e dei loro figli era talmente apprezzata da spingere il governatore britannico a istituire la Guardia Genovese, un corpo armato responsabile del controllo e della difesa del territorio. Con l’inevitabile aumento dei coloni inglesi e dei matrimoni misti la popolazione di origine genovese è diminuita notevolmente e non rappresenta più la maggioranza degli abitanti, tuttavia ancora oggi i discendenti di quei primi pescatori continuano a sottolineare le loro origini dando ai figli nomi e soprannomi liguri. Quanto alla lingua, benché il genovese sia sparito da Gibilterra – fatta eccezione per il villaggio de La Caleta, dove si insediarono i primi pescatori, che ancora negli anni ’70 ospitava alcuni anziani di lingua genovese – ha influenzato il dialetto locale, il Llanito, che secondo alcuni studiosi prenderebbe addirittura il nome dal diminutivo di Gianni “Iannito”.

La Rocca dello sport

Nonostante la superficie ridotta, Gibilterra è una vera e propria roccaforte dello sport. L’attività sportiva è tenuta in grande considerazione e si concentra principalmente nel Victoria Stadium e nel Tercentenary Sports Centre, strutture attrezzate per ospitare atleti di diverse discipline. Gibilterra come vedremo ha una profonda tradizione calcistica, sebbene frustrata dall’ostracismo spagnolo, ma non solo: già nel 1800 sorgeva a nord del promontorio della Rocca un campo da cricket. Nel 1890 ospitò la prima nazionale in tournée, in circostanze decisamente particolari: la nave Liguria stava trasportando la selezione australiana in Inghilterra e si scontrò con altre due navi mentre attraversava il porto di Gibilterra; durante le riparazioni gli australiani giocarono una partita contro il Gibraltar Garrison. Purtroppo lo sviluppo dello sport ha sempre risentito della posizione strategica di Gibilterra, chiamata periodicamente alla mobilitazione militare, e delle dispute tra Spagna e Regno Unito che hanno portato i confini a essere continuamente aperti e chiusi a seconda del grado di tensione tra i due litiganti. Non fu quindi possibile dar seguito all’esplosione del cricket negli anni ’30, ma buoni risultati sono comunque arrivati nel tempo. Gibilterra è stata una presenza pressoché fissa nell’ICC Trophy, una competizione che raccoglieva le migliori realtà del cricket “minore” e funge da ultimo stage delle qualificazioni al Mondiale. Proprio in questa manifestazione nel 1986 ottenne la prima storica vittoria internazionale e altre tre seguirono nell’edizione successiva.

Una delle maggiori soddisfazioni sportive di Gibilterra è arrivata però dall’hockey su prato dove nel 1978 la nazionale staccò il biglietto per gli Europei di Hannover. Inserita nel girone di ferro con Germania Ovest, Inghilterra, Polonia, Francia e Scozia si classificò ultima, strappando però uno storico pareggio ai polacchi; negli spareggi per definire le posizioni nella classifica finale perse di misura contro Unione Sovietica e Scozia.

Gibraltar Football Club, 1895.

Gibraltar Football Club, 1895.

Come scritto da Benzoni, il primo ottobre del 2012 la Gibilterra calcistica è stata ammessa come membro provvisorio della UEFA e ha potuto così partecipare ad alcune competizioni ufficiali. Dal 23 al 26 gennaio 2013 ha giocato tre partite valide per le qualificazioni ai campionati europei di calcio a 5 del 2014: inserita nel Gruppo A del turno preliminare ha perso contro Montenegro (10-2) e Francia (6-2) per poi battere San Marino 7-5; ha chiuso il girone penultima ed eliminata. Nell’autunno del 2013 prenderà parte alle qualificazioni agli Europei U-17 del 2014 dove affronterà Irlanda, Inghilterra e Armenia. Dal 17 al 22 l’under-19 volerà in Repubblica Ceca per giocarsi la qualificazione agli Europei di categoria contro i padroni di casa, la Croazia e Cipro.

L’esordio mancato della nazionale spagnola

Il debutto ufficiale della nazionale spagnola di calcio avvenne il 28 agosto del 1920 durante i Giochi Olimpici in Belgio, ma il ricercatore Fernando Arrechea del Centro de Investigaciones de Historia y Estadística del Fútbol Español (CIHEFE) ha recentemente portato alla luce una storia davvero incredibile, specialmente se vista con gli occhi di oggi. Il catalano Carlos Padrós fu un politico e dirigente sportivo che fin dai primi anni del Novecento cercò di mettere le mani sul mondo sportivo spagnolo e nel calcio in particolare profuse grandi sforzi per dare vita alla prima selezione nazionale. Nel 1905 viene fondato il Comité Español de los Juegos Olímpicos (oggi Comité Olímpico Español) su impulso del Comitato Olimpico Greco per permettere alla Spagna di partecipare agli imminenti Giochi Olimpici Intermedi di Atene: il presidente del Madrid FC (oggi Real Madrid) Padrós è responsabile per il calcio. Alla fine la Spagna non parteciperà ai Giochi e l’organizzazione di una nazionale calcistica, uno degli obiettivi prioritari dell’intera spedizione, sarà dunque rimandata.

Estratto della lettera di Padrós pubblicata da El Mundo Deportivo. (CIHEFE)

Estratto della lettera di Padrós pubblicata da El Mundo Deportivo. (CIHEFE)

Padrós, però, torna immediatamente alla carica e il 21 gennaio del 1907 manda una lettera a Narciso Masferrer di El Mundo Deportivo, pubblicata il giorno 31, nella quale spiega i suoi piani per i Giochi Olimpici del 1908 a Londra: sottolineando la necessità di un “hombre de suficiente energía y fuerza de voluntad” che possa riunire lo scenario sportivo spagnolo (e candidandosi dunque a tale ruolo) palesa l’intenzione di creare una nazionale di calcio spagnola. A tale scopo ha “invitato, pagandole il viaggio, la squadra della federazione di Gibilterra, che dicono essere fortissima. Se tutto va come desidero, la vedremo a Madrid”. È bene ricordare che la Gibraltar Civilian Football Association venne fondata nel 1895, quasi vent’anni prima della Real Federación Española de Fútbol, per regolamentare e dare un’organizzazione al sempre crescente numero di squadre; già nel 1901 esisteva una nazionale di Gibilterra che si confrontava con le squadre dei militari britannici e all’epoca dell’iniziativa di Padrós era sicuramente una squadra temibile, forte dell’esperienza maturata contro i soldati di Re Edoardo VII. Purtroppo le cose non andranno come desiderava Padrós e la partita non sarà mai giocata. La nazionale spagnola esordirà quindi nel 1920, ma avrebbe potuto esordire nel 1907 proprio contro Gibilterra.

Tre Llanitos da ricordare

  • Negli anni ’60 la nazionale inglese poteva contare su portieri del calibro di Banks, Bonetti, Springett e Hodgkinson, ma quello che secondo molti era il più forte di tutti non potè mai vestire la celeberrima maglia gialla della selezione nazionale. Tony Macedo viveva in Inghilterra fin da piccolo, aveva completato il servizio militare nella RAF durante i primi anni col Fulham e difendeva i pali della nazionale under-23, ma era nato a Gibilterra da padre spagnolo e solo nel 1981 ai nativi della Rocca sarà garantita la piena cittadinanza britannica. Dovrà quindi accontentarsi di successi ed elogi con il Fulham più forte di sempre prima di emigrare in Sudafrica, costretto dagli infortuni, a terminare la carriera.

 

  • Al terzo turno della FA Cup del 1991 il West Bromwich Albion, squadra della Second Division inglese, pescò i semi-professionisti del Woking. A fine primo tempo i “Baggies” controllano facilmente un comodo vantaggio di misura e la partita sembra segnata, ma non hanno fatto i conti con l’informatico Tim Buzaglo: il 29enne attaccante di Gibilterra segna una tripletta nel secondo tempo, porta il risultato sul 4-2 finale e il Woking passa incredibilmente il turno. La sconfitta sarà fatale al West Bromwich Albion che licenzierà l’allenatore Brian Talbot e retrocederà a fine stagione, mentre il Woking dovrà confrontarsi con l’Everton (First Division) al quarto turno e perderà per 1-0 dando battaglia. Buzaglo entra nella storia della FA Cup e nel 2006, in occasione del 125esimo anniversario della FA Cup, viene inserito nel Team of Heroes della competizione dalla stessa Football Association. Non male per un atleta che aveva raggiunto i migliori risultati sportivi giocando a cricket con la nazionale di Gibilterra: nel 1986 venne convocato per l’ICC Trophy, ma non era in campo a fianco del padre e del fratello nella prima storica vittoria internazionale contro Israele; segnò invece sedici runs nella vittoria ai primi Europei del 1996 contro l’Italia.
  • Jeremy Campbell-Lamerton è stato un seconda linea di valore: nazionale scozzese di rugby a 15 e convocato per i primi Mondiali del 1987, Jeremy è figlio di un’altra seconda linea, il colonnello Michael Campbell-Lamerton, capitano della nazionale scozzese e due volte selezionato dai British and Irish Lions, militare nato a Malta (dove stazionava il padre Robert) di servizio in Corea, Cipro e Gibilterra. Proprio nella Rocca nascerà Jeremy, destinato a raccogliere l’eredità rugbistica paterna.

L’Editore

Medaglioni di footballers

Il campione belga Louis Van Hege al Milan. Lo Sport Illustrato, 15 gennaio 1915.

Un classico «KNOCK OUT»

La fotografia riproduce l'incontro tra Zavire Carcereri di Verona e Boniforti del Battaglione Aviatori di Torino, svoltosi a Milano il 6 Gennaio e finito con la vittoria del veronese, dopo soli 2' 45" per un classico knock out prodotto con un cross di destra alla mascella. Il Carcereri ha conquistato con questa bella vittoria il Campionato Alta Italia dei pesi medi. Lo Sport Illustrato, 15 gennaio 1915.

Il V° Giro D’Italia

I concorrenti, ancora in gruppo numeroso, si trovano sbarrata la via, a Novara, dal primo dei centocinquanta passaggi a livello che vi sono sul percorso. Lo Sport Illustrato, 15 maggio 1913.

Il foot-ball in colonia (2)

La squadra di foot-ball «Audax» di Bengasi, composta da militari del R. Parco Automobilistico, vincitrice della Coppa Bengasi, messa in pallio dall'U.S. Bengasina. Il gruppo riunisce: da sinistra in piedi, Davolio, Maregatti, Bosticca, Buratti e Miotti; in ginocchio Masselli e Maranesi; seduti Guerci, Boetti e Salbo. In borghese l'arbitro Pineschi. Lo Sport Illustrato, 30 marzo 1915.

Il foot-ball in colonia

La squadra dell'U.S. Bengasi. Il gruppo riunisce l'arbitro Pineschi R. (1), il rag. Giulio Bucherelli presidente dell'U.S.B. (2) e Guido Fontani direttore sportivo dell'U.S.B. e corrispondente del La Gazzetta dello Sport. - La squadra è composta: In piedi da sinistra, Robbino II, Bresciani, Saccone, Hassan, Martorella; in ginocchio, Bondin, Angelucci, Bellandi; seduti, Maganza, Vittadini, Robbino I. Lo Sport Illustrato, 30 marzo 1915.

Il match Hungaria-Juventus a Torino

Il famoso Orsi della "Juventus" alle prese con Feher dell' "Hungaria", lo squadrone dei nazionali ungheresi. Tutti gli Sports, 6-13 gennaio 1929.

Lacrosse in Italia, vede la luce una foto del 1932!

L’articolo che segue è il resoconto della scoperta dell’amico e stimato ricercatore Roberto Buganè, responsabile del progetto Museo del baseball e del softball italiani, di una fotografia riguardante la pratica del lacrosse sul suolo italiano datata 1932 (stima). La Federazione Italiana Giuoco Lacrosse, interpellata a riguardo in maniera informale, ha fatto sapere di non essere a conoscenza di una pratica del gioco in Italia prima della sua formazione ad opera dell’attuale presidente Fabio Antonelli nel 20031. Con la sua scoperta, Roberto Buganè rende un inestimabile servigio alla storia del lacrosse italiano, alla Federazione di questo sport in crescita vertiginosa ed alla storia delle attività sportive in Italia. Lo ringrazio per questo e per avermi reso partecipe della questione ed avermi addirittura onorato della sua prima pubblicazione. Allo stesso modo sono grato a Fausto Eugeni che generosamente ha acconsentito alla pubblicazione della preziosa foto della quale detiene i diritti dimostrando una devozione alla diffusione della cultura che purtroppo si sta smarrendo ed una grande empatia nei confronti del movimento “lacrossistico”. Con una notizia così e la collaborazione di due personalità del calibro di Buganè ed Eugeni, un migliore inizio per questo blog proprio non poteva esserci. (C.T.)

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